RIASSUNTO IN 500 CARATTERI: una sfida epica, come affrontare il doppio Stelvio in bici da corsa. Dati tecnici, ritmo, alimentazione, attrezzatura e consigli pratici per scalare Bormio e Prato allo Stelvio nello stesso giorno. Racconto personale e link utili per pianificare l’impresa.
| 118km | 3.728m+ | www.strava.com/activities/1714741191
Doppio Stelvio in bici da corsa: salire entrambi i versanti Italiani in un giorno
Affrontare il doppio Stelvio in bici da corsa è una di quelle imprese che, da ciclista amatoriale, non dimentichi più. Una sfida fisica e mentale, una tesi di laurea a pedali.
Il Passo dello Stelvio è già un mito di per sé. Farlo due volte, da entrambi i versanti italiani, nello stesso giorno, è qualcosa che va oltre la fatica: è un viaggio dentro se stessi.
In questo articolo ti racconto la mia esperienza reale, integrata con consigli, dati tecnici, strategia di gestione dello sforzo e momenti di pura emozione.
Perché il Doppio Stelvio è considerato l’Impresa Regina del Ciclista Amatoriale
Il doppio Stelvio in bici da corsa, con l’arrivo ai 2.758 metri e gli 88 tornanti totali tra il versante di Bormio e quello di Prato, rappresenta una delle salite più iconiche al mondo.
Quando l’anno scorso vidi una cartina all’Hotel Eira di Bormio con la descrizione “la tesi di laurea del ciclista amatoriale”, capii perché Gregorio e Mary – conosciuti su un volo da Tenerife a Orio – ne parlavano con rispetto misto a incredulità.
I numeri del doppio Stelvio
- Bormio → Stelvio: 21,5 km e 1.533 m D+
- Prato allo Stelvio → Stelvio: 24,5 km e 1.808 m D+
- Dislivello totale della giornata: oltre 3.500 m reali
- Tornanti totali: 40 da Bormio + 48 da Prato
Numeri che, la prima volta che li leggi, fanno paura. Io li ho guardati per mesi: un post-it attaccato alla porta, scritto a pennarello, recitava “DOPPIO STELVIO”. Arriva l’estate, arriva anche un po’ di gamba ed arriva anche la voglia di tentare il doppio Stelvio. Come avrebbe detto Giulio Cesare: il tarlo è tratto… 😎
Il Giorno della Sfida: Organizzazione e Partenza da Bormio
Giovedì 19 luglio.
Carico bici, materassino, vestiti, cibo. Metto tutto nel baule e parto.
Dopo tre ore e mezza eccomi a Tola Valdisotto, in un parcheggio panoramico perfetto per dormire: è vicino al punto di partenza e a 7 km dall’inizio della salita, ideali per scaldare le gambe.

Mangio, leggo un libro, guardo la luce del giorno spegnersi.
Alle 22 entro nel sacco a pelo: domani sarà LA giornata. E so già che l’emozione farà da sveglia.

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Preparazione del mattino: rituale di ogni ciclista
Alle 5:34 apro gli occhi. Scarico la bici, monto le ruote, preparo la borsa da sella.
Colazione spartana ma “potente”: fagioli di Saluggia e cipolle di Tropea. Una scelta… caratteristica, diciamo. Un bel carico di proteine prima di una gran faticaccia, prima del doppio Stelvio in bici da corsa…


Foto di rito davanti al primo tornante dei 40 in programma. Fa freddo, il riscaldamento è insufficiente e le gambe lo ricordano immediatamente. La zona dei Bagni Vecchi mi accoglie con le sue gallerie naturali.

Le gallerie e il tratto duro al 14%
Salgo con il mio ritmo, senza forzare. Uso rapporti agili: 34×28 quasi sempre, e nei tratti più duri inserisco il 34×32 che “sempre sia lodato”. In quei momenti avrei voluto il 34×34 della nuova cassetta Ultegra (nuova nel 2018) ma non l’avevo. E quindi amen. Sapevo già che il doppio Stelvio in bici da corsa sarebbe stato anche questo: fatica e sofferenza.

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Il serpentone del Braulio
Alla cascata del Braulio inizia il tratto più iconico di questo doppio Stelvio in bici da corsa: il grande serpentone dei tornanti. Essendo partito così presto, me lo godo completamente all’ombra. Poi, all’improvviso, ecco il sole che sbuca dal crinale e mi scalda le ossa. Momento magico.


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Il tratto finale verso il passo
Superata l’ultima casa cantoniera, inizia il settore più duro. Gli ultimi chilometri sono una lotta continua tra pendenza e testa. Arrivo al passo, selfie davanti al cartello, un po’ tremante.

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Sono le 9:05. Primo Stelvio della giornata conquistato.
E quando sei in cima e la fatica chiama dopo aver scalato il primo versante del doppio Stelvio in bici da corsa che fai? Rispondi con Ciokococco e fruttino alla mela. Terapia d’urto. Non vado a vedere l’altro versante perchè potrebbe venirmi il vomito nel vedere tutta la faticaccia che mi attende ancora.

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La Discesa in Svizzera e il Rientro in Italia
Breve discesa sulla strada già fatta fino alla casa cantoniera, poi svolto verso l’Umbrail Pass ed entro in Svizzera. Panorami verdi, ordinati, da cartolina. Attraverso velocemente il paese di Santa Maria che è un gioiello alpino.
Poi giù fino a Prato allo Stelvio, dove mi fermo per acqua, cibo e per fare i conti con la realtà: ora partono 25 km di salita ed ho già una montagna (di acido lattico) nelle gambe.

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Secondo Versante: Da Prato allo Stelvio al Passo
La crisi mentale prima ancora di quella fisica
Qualche chilometro dopo Prato guardo in alto e vedo il passo: 1.500 metri sopra di me. Solo alzare lo sguardo mi fa venire voglia di prendere l’autobus: la testa si ribella e le gambe sono legnose.

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Il versante trentino è duro di tutto il mio doppio Stelvio in bici da corsa, sempre tra il 7 e il 9.5%. Mi fermo al Ristorante Rocca: succo di frutta, acqua, balcone panoramico. La barista parla tedesco con gli italiani e italiano con gli inglesi, è di una gentilezza disarmante (sarcastico) ma almeno la testa si rilassa un po’ ed i pensieri negativi si placano…


Da lì il poi le pendenze sono spesso oltre l’8% e le gambe, sorprendentemente, sono ora abbastanza fresche. La testa molto meno. È il momento di scavare dentro, cercare risorse invisibili ma presenti.

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Sulla strada incrocio di tutto: moto stupende e bici in carbonio da 10.000€, turisti in MTB… e un tizio con bici da turismo e INFRADITO. Saluta con orgoglio e disprezzo del carbonio altrui. Iconico.

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Doppio Stelvio in bici da corsa – Obiettivo raggiunto!
Ora posso finalmente affermare di aver fatto il doppio Stelvio in bici da corsa. Ma prima ancora della foto di rito e prima di qualsiasi altra cosa mi butto su un panino con i crauti (senza salsiccia) e una birra gigante. La sete è mostruosa, quasi insaziabile.


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Mi sento svuotato, ovattato, ma in pace con me stesso. È stata un’impresa leggermente sopra le mie possibilità… ma è FATTA.

Uno sguardo al versante trentino. Me li sono pedalati tutti. E pure quelli nascosti oltre, nel bosco. Mi torna in mente il titolo del libro di Giacomo Pellizzari:
Ma chi te lo fa fare? Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita

Foto al cartello, una seconda volta.
La prima ero fresco, la seconda sono più felice.

Un ultimo saluto al passo. Siccome penso di essermela meritata mi regalo una bellissima maglietta tecnica Nalini dedicata allo Stelvio…
Ritorno alla Macchina e Conclusione della Giornata
Arrivo alla macchina, mi cambio, apro un Chinotto Lurisia: la celebrazione perfetta.
Riparto per casa.
Alle 22 sono a Saluggia.

Penso:
“Sei ore fa ero in cima allo Stelvio. Ora sono qui. Che figata.”
Il doppio Stelvio in bici da corsa non è solo una salita. È una prova. Una storia. Una trasformazione.
È la risposta alla domanda “Ma chi te lo fa fare?”.
Te lo fanno fare le emozioni. Il panorama. La fatica che si scioglie in soddisfazione. È la sensazione unica, rara, potentissima, di essere per un giorno un ciclista che ha domato due volte la montagna e la salita più iconica d’Italia.
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