Cos’è la Via del Sale?
E’ un complesso di strade che nei secoli [dei secoli – amen] è stato creato ed utilizzato per il commercio del sale e che collegava la Liguria, ed in particolare Ventimiglia, con la Svizzera percorrendo in alta quota tutte le Alpi Occidentali, zigzagando tra Italia e Francia. Della percorso originale sono rimasti solo alcuni tratti sterrati, molti sono stati asfaltati, altri sono andati distrutti.
Chi siamo?
Mirko – Suzuki DR750Big
Yeti – Kawasaki KLR 650 Tengai
Granpasso – Moto Morini Granpasso 1200
ZioGhilli – Yamaha Tenerè 660
Cos’è la nostra Via del Sale?
L’idea della via del Sale nasce a Febbraio durante una telefonata tra Mirko, in crisi di astinenza da tassello, e il sottoscritto appena tornato da uno sporco giro in compagnia dello Yeti.
Cartine, mappe, descrizioni… c’è ben poca roba sul web. Pare quasi che i percorsi sterrati siano taboo. Qualcuno dice che sono chiusi al traffico, altri che sono chiusi perchè la strada è franata. Comunque dopo qualche notte di ricerca è tutto un pochino più chiaro.
(NOTA IMPORTANTE: questo racconto è stato scritto nel 2011 quando le tracce GPX ed i vari siti di cartografia erano ancora una rarità)
I nostri 3gg di sterrati saranno così suddivisi…
1° giorno: trasferimento stradale in Val Susa – Colle delle Finestre – Strada dell’Assietta – Galleria dei Saraceni – Sommellier – Pernotto presso il rifugio Scarfiotti
2° giorno: trasferimento stradale in Francia – Colle del Parpaillon – trasferimento stradale in Italia – prima parte della Via del Sale – Pernotto presso il rifugio Don Barbera
3° giorno: seconda parte della Via del Sale – rientro
I PREPARATIVI:
Inizia un botta/risposta di messaggi privati sul forum MotoBikers.net (nota: il forum non esiste più) che durerà 4 mesi e che si concluderà con il programma definitivo.
Nel frattempo si comincia a discutere sui preparativi. Mirko ipotizza (con il senno di poi SAGGIAMENTE) che la Via del Sale sarà dura a livello fisico e tecnico quindi arriverà tassellato. Yeti idem.
Il sottoscritto (con il senno di poi MOLTO MENO SAGGIAMENTE) prende questo giro abbastanza sottogamba e decide di non cambiare pneumatici e di presentarsi con le Metzeler Tourance alla frutta. In fondo da quel che ho letto qua e la sono strade bianche in alta quota: mai idea fu più sbagliata. Ma ne parleremo in seguito…
Mi stampo un mazzo di cartine specifiche della Via del Sale e di tutto il resto del percorso. Ci portiamo dietro un paio di camere d’aria, qualche chiave, sacco a pelo, antipioggia ecc.ecc.
VENIAMO A NOI…
Giovedì 8 luglio alle 17.00 esco dall’ufficio e dopo mezzo’ora arriva Mirko a casa mia. Si è fatto 370km di autostrada con il suo fido DR750Big carico e gommato Karoo, quindi tassellato. Una doccia lo rimette in quadro.
Ora di arrivo prevista per lo Yeti 21.30 ma stranamente arriva in anticipo di 1/2h. Ci spazzoliamo l’insalata di riso che ci ha preparato la Ste e nel frattempo arrivano un po’ di amici venuti a salutare lo Yeti e a conoscere il Bozzo (per chi non lo conosceva già)


MaRRio ovviamente si presenta con una delle sue chicche che diventeranno il live.motive di tutto il giro
MungiMulo – VenutoRocco
Ore 00.30 a dormire. Venerdì sveglia presto…
1° GIORNO
Colazione e poi alle 8.30 incontro con il GranPazzo che sarà la nostra guida per tutto il giorno perchè conosce tutte le strade in quanto è stato Alpino x 6 anni alla caserma di Oulx.

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Iniziamo a scendere a Pian dell’Alpe da dove imbocchiamo la strada dell’Assietta, una cinquantina di km di sterrati in alta quota con viste spettacolari. Mirko è molto carico e guida il Big in modo divino, sempre in piedi, è bello vederlo salire disinvolto. Di tanto in tanto ci aspetta scattandoci foto. Yeti lo segue a ruota. Il GranPazzo ed io li seguiamo a distanza e poco alla volta inizio a capire che l’idea di Mirko di montare le tassellate è stata assai saggia. Vabbè ormai è fatta, tanto ce lo godiamo ugualmente…




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Il GranPa’ ci racconta delle marce che faceva da militare su quelle strade, del suo KTM 525. Mirko è su di giri e nel giro di pochi km si è accorto dell’amore che prova per il suo Big. Yeti sogna già un Yamaha TT600R. Io mi sbaffo 2 panini e mi godo un po’ di relax. Ricarichiamo un attimo le batterie e poi partiamo in direzione Galleria dei Saraceni e Forte Jafferau.
Meno male che il GranPazzo è con noi perchè l’imbocco della strada non l’avrei mai trovato. Iniziamo la salita e dopo pochi chilometri siamo già in quota. Iniziamo la salita e dopo pochi km siamo già in quota. Non ho il casco da cross/enduro e sudo come un maiale e non ho neanche gli occhialoni da cross e mi lacrimano gli occhi x la polvere. Sbagliando si impara…


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In lontananza appare la sagoma del forte Foen e dopo pochi minuti lo raggiungiamo. Yeti e il GranPazzo consultano le cartine mentre un paio di colpi di clacson di Mirko mi fanno già immaginare dov’è: sul tetto del forte

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Yeti e Mirko scendono in compagnia di un paio di Svizzeri su XR600, il GranPazzo ed io rimaniamo un po’ attardati e quando arrivo in fondovalle contatto il gestore del rifugio Scarfiotti dove passeremo la notte: se arriviamo per le 19.30/20.00 ok altrimenti saltiamo la cena. Quindi asfalto e puntiamo verso il rifugio.
Veloce trasferimento su asfalto fino a Bardonecchia, rifornimento, poi imbocchiamo la sterrata verso lo Scarfiotti. La nostra idea era di fare anche la salita al Sommelier ma ormai è tardi. Tutto rimandato a domani.
Il gestore del rifugio accoglie Yeti e me in modo abbastanza rude, con una spazzola in mano, dicendoci “datevi una spazzolata perchè ridotti così neanche vi faccio entrare”
Ci spazzoliamo per bene e dopo iniziamo a fare 4 chiacchiere. Si chiama Johnny ed è uno spettacolo di persona. Accoglie tutti così perchè in passato ha avuto a che fare con motociclisti che avevano scambiato il rifugio per un albergo, facendo casino e sporcando ovunque. Ci serve la cena e ci racconta di suo figlio che vuole un KTM400, delle sue avventure ecc.ecc.



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Dopo cena andiamo a farci una birra all’aperto e verso le 22.00 salutiamo il GranPazzo che torna a casa. Sei stato un grande a portare una grande moto sugli sterrati.

Ore 22.30 siamo a dormire… beh… dormire. Uno si addormenta subito tenendo tutti gli altri svegli. Io vado a dormire dall’altra parte della camerata, dopo pochi minuti mi raggiunge Mirko dicendo:“Yeti russa talmente forte che mi copre il suono del lettore MP3”
2° GIORNO
Sabato la sveglia suona alle 6.30 perchè vogliamo fare la salita del Sommellier in solitaria. Alle 7.00 siamo in moto e ci godiamo l’alba sul Sommellier e la relativa salita fino a quota 2.900 circa dove una slavina ci blocca.


Scendiamo nuovamente al rifugio per fare colazione e Johnny spalanca la porta dicendo:”CHI E’ IL MOTOSEGA? Stanotte per il casino mia moglie si è alzata andando a vedere se si era rotto il generatore poi è tornata dicendo che c’era qualcuno che russava”
Facciamo colazione e Johnny ci saluta ringraziandoci perchè al mattino siamo stati silenziosi, evitando di svegliare tutti ed in particolare il suo bimbo:“ce ne fossero di motociclisti come Voi. Se tornate il prossimo anno avvisate che ci facciamo una serata insieme” Ricevuto Johnny, ci vediamo il prossimo anno!
Iniziamo la discesa verso Bardonecchia e poi ritorniamo su asfalto percorrendo un deserto Colle della Scala. E’ bellissimo sia da guidare che osservare. Ci sono dei simpatici dossi che se presi in velocità consentono di fare dei bei saltini.
Scendiamo in Francia e puntiamo in direzione colle del Parpaillon. Mentre cerchiamo la strada sterrata conosciamo 2 simpatici Veronesi con BMW R1150GS Adventure e Honda AfricaTwin gommate Tourance; anche loro puntano verso il Parpaillon così cerchiamo insieme la strada e dopo averla trovata Mirko e Yeti partono in 4° mentre io mi unisco ai Veronesi che hanno un passo più simile al mio. Saliamo insieme immersi nel verde seguendo il polveroso serpentone che si snoda sulle montagne fino a quota 2.800m.

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Scambiamo 4 parole con i Veronesi che ci chiedono collaborazione perchè una slavina ha bloccato l’uscita. Pare ci sia da superare una rampa di neve su cui hanno piazzato dei sassi. Il panorama è splendido e nonostante la neve fa parecchio caldo.

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Dall’altra parte ci sono altri 2 nelle nostre condizioni. Sono di Carpi e hanno un KTM990 ADV e un F800GS chiediamo collaborazione anche a loro e si crea una splendida COMPAGNIA DELLA SPINTA.

Parte Mirko per primo, sale e con un po’ di spinte riesce a passare. Tocca me, salgo e con un po’ di spinte passo. Poi tocca allo Yeti, stesso discorso.
Poi sale il Veronese con il GS e per il peso la moto tende ad affondare ma sfruttiamo i paracilindri per tirarlo. Poi il ragazzo dell’Africa.

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Iniziamo a spingere il Kappa che deve fare il percorso inverso al nostro, passa seguito dal GS. E’ stato uno dei momenti più belli di tutto il giro. Gente che non si conosce, che non si è mai vista fino a pochi minuti prima che si unisce per superare un problema comune.
Ricominciamo a scendere in questa splendida valle e io mi unisco ancora ai ragazzi Veronesi.


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Verso le 15.30 ripartiamo in direzione Limone Piemonte per imboccare la Via del Sale. E’ un rischio perchè pare che da Limone la Via del Sale sia bloccata. Chi dice una frana, chi dice una slavina, chi dice le sbarre. Noi decidiamo di tentare ugualmente per evitarci 100km di asfalto. Arriviamo al Forte Centrale dove troviamo due francesi a bordo di un R1150GS Adventure (con 113.000km) che ci confermano che la strada è libera dicendoci che ci sono un po’ di punti difficili dove ci sono sassi smossi.

Siamo immersi nella nebbia, il tempo è abbastanza schifoso per i primi km ma poi le nuvole si aprono. La strada corre in quota ed a pochi centimetri ci sono strapiombi che mi fanno chiudere un po’ le chiappe. Però le rilasso quando mi fermo a fotografare i paesaggi.

Le stringo ancora di più quando inizia il tratto con i sassi smossi e i soliti strapiombi di lato. In un’ora di marcia incrociamo solo un tizio con un’AfricaTwin e uno con un XT600 vecchio modello. Poi siamo solo noi


Queste cazzo di pietre smosse mi fanno sudare sette camice ma in un modo o nell’altro arrivo ugualmente al Colle dei Signori.
NOTA POSTUMA DEL 2024: a distanza di 14 anni ricordo ancora il senso di ingovernabilità della moto su quelle pietre smosse unito alla paura di cadere. Credo che sia stato il peggior momento in fuoristrada che abbia mai vissuto: ero stanco fisicamente ed impreparato sia fisicamente che tecnicamente.
Il Tenerè 660 era una moto da enduro stradala che se la cava piuttosto bene in fuoristrada nonostante fosse pesante; richiedeva una guida “in piedi”, cosa che durante la via del sale 2010 non ero in grado di fare. Sicuramente anche gli pneumatici stradali non hanno aiutato ma il principale motivo dell’impaccio era dovuto più a me che alla moto.
Da quel momento di frustrazione è nata poi la mia voglia di migliorare la guida in fuoristrada attraverso corsi e piccole modifiche alla moto (soprattutto ai pneumatici) che mi hanno permesso di godere di grande soddisfazione nei successi giri sterrati.
CONSIGLIO PER CHI VUOLE AFFRONTARE LA VIA DEL SALE IN MOTO: è un percorso stupendo e panoramico, che merita rispetto perchè si sta percorrendo una strada militare costruita a mano un centinaio di anni fa ad oltre 2.000m di altezza. Non è nulla di impossibile ma che in sella ad una enduro pesante può essere molto impegnativo. Quindi mi sento di consigliarlo a chi è già pratico di guida in fuoristrada e magari ha montato dei pneumatici con un minimo di battistrada scolpito (Continental TKC80 e simili)

Al rifugio Don Barbera incontriamo un tizio di Cremona con un BMW F650X tutta preparata Ohlins con gomme tassellate e abbigliamento Motorrad ufficiale. La scena è epica: ha percorso 200m di pietraia e ci chiede aiuto per parcheggiare la sua moto. Nel frattempo imballa 3 volte, ci chiede se è tutta così la strada e noi gli rispondiamo che più avanti è anche peggio. Mentre lo aiutiamo a scendere dalla moto noto che ha adesivi di competizioni nel deserto e gli chiedo:“sei stato nel deserto?” – “certo porto giù i ragazzi per il battesimo” – “il battesimo de che?” – “il battesimo del deserto!” – “ahhh… com’è guidare nel deserto?” – “molto più facile che guidare qua sopra”
Nel frattempo indica a Yeti il suo stivale dicendogli:“vedi, c’è ancora la terra rossa del deserto sopra”
C’è il dubbio che le stia sparando grosse, comunque Yeti gli gira la moto, ci ringrazia per l’aiuto e torna indietro.
Percorriamo gli ultimi metri e poi arriviamo finalmente al Rifugio Don Barbera dove pernotteremo. Scarichiamo le moto e ci mettiamo in stanza per toglierci di dosso gli abiti sudati.

Una birra ed è finalmente arrivata l’ora della cena. Rientriamo in camera dove c’è veramente un OdoacreOdoreAcre!
Poi a nanna… beh… a nanna… ci mandiamo a cagare infinite volte tentando di non far russare lo Yetone! Un’impresa epica. Il motosega si accende dopo 30” cronometrati e tra le 3.05 e le 3.25 di notte penso quasi di strozzarlo, poi ad un certo punto il silenzio più silenzioso! Sarà morto?
Alle 6.00 c’è parecchio casino, ciclisti e alpinisti che chiacchierano e stanno per partire: ci svegliano. Colazione abbondante, un po’ di cazzeggio. Siamo veramente felici.
Mirko dice questo è il 2° più bel giro della sua vita e il 1° come guidatore. Noi siamo felici di aver condiviso con lui questa fantastica esperienza. Yeti sta già chiedendo il bis per prossimo anno.
Usciamo e cazzeggiamo ancora un po’ tentando di fotografare le marmotte.




Salutiamo, non prima di aver firmato il libro degli ospiti, e partiamo ripercorrendo al contrario un tratto di strada con i sassi smossi poi riprendiamo in direzione Monesi. Il paesaggio cambia, passiamo dalla montagna selvaggia ai boschi di pini e agli alpeggi con simpatiche mucche e pecore.


NOTA POSTUMA DEL 2024: a distanza di 14 anni ricordo ancora la scena di Mirko che guarda un toro al pascolo e dice:”…guardate ma come caga liquido quel toro…”
Yeti che gli risponde con faccia perplessa:”…certo che la fa liquida. Non è un toro ma una vacca e sta pisciando. Mirko non sai neanche riconoscere un toro da una vacca…”
INDIMENTICABILE!!! 🙂

Ripartiamo con la sensazione che la nostra Via del Sale&Pepe stia per finire. Arrivati a Monesi rientriamo su asfalto, un paio di vaffanculo tra me e Yeti per decidere quale strada prendere e poi prendiamo l’autostrada fino a casa mia. Pranzetto leggero, Mirko si fa una doccia e Yeti dormicchia mentre noi guardiamo le foto. Ore 15.30 ripartono entrambi verso Padova e Tirano.

CONCLUSIONI
IL GIRO: molto bello, faticoso il giusto, belle strade, paesaggi mozzafiato. Forse un po’ troppo asfalto per il 2° giorno ma il Parpaillon è mitico e dovevamo farlo.
La Val Susa merita, tanto e noi abbiamo percorso solo una piccola parte delle strade più conosciute. Occorre tornarci.
La Via del Sale ha paesaggi incantevoli e le strade sono belle, anche in questo caso abbiamo preso info e cartine con tutti i percorsi liberi per i mezzi a motore
LA COMPAGNIA: quella era già conosciuta e rodata. Ma questo giro ha, secondo me, fortificato ancor di più la nostra amicizia in qualcosa di più. E poi condividere una passione e trovarsi immersi in quei paesaggi, nel nulla con questi amici non ha veramente prezzo!
MIRKO: è uno spettacolo da veder guidare in piedi sulle pedane. E una volta tolto il casco è un orsacchiottone tenero che si nasconde dietro quell’aria rude e scurrile. Ora sta iniziando a diventare geloso e possessivo, dice che ci insulta sempre perchè deve nascondere i suoi sentimenti… lui è un vero duro!!!
YETI: Yeti è Yeti e chi lo conosce lo sa. E poi è splendido ascoltarlo deforestare la foresta pluviale la notte. Sta già pensando al giro in alta quota del prossimo anno e sicuramente non è l’unico e secondo me per l’occasione aggiungerà qualche altro catorcio in garage
GRANPAZZO: lo conosco da poco ma è una persona stupenda, secondo me è buono-inside. E’ stato un grande a guidare 1.200 centimetri cubici di acciaio su per le strade polverose della Val Susa. E poi dico la verità: mi è mancato un casino sabato e domenica perchè non avevo nessuno con cui condividere la strada e la polvere
NOTE: per chi volesse intraprendere questo giro o uno simile è consigliabile mettere delle tassellate anche non specialistiche ma comunque tassellate (Metzeler Karoo o simili). Sicurezza e divertimento sono sicuramente superiori che con le stradali.
Poi i rifugi sono dei gran bei posti, si mangia roba genuina (noi minestrone 2 giorni di seguito) e la mattina ci sono 12° contro i 31 della pianura. Certo non sono hotel 5 stelle ma se pensate ad un giro così un minimo di spirito da avventurieri occorre averlo.
Portatevi una macchina fotografica e da vecchi avrete ricordi stupendi. Una bottiglia d’acqua è d’obbligo così come casco da cross e occhiali. In alternativa portatevi molto collirio da usare la sera!
Per il resto…
MA CHE RAZZA DI FIGATA E’ STATA??? MungiMulo&OdoacreOdoreAcre!
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